Di Dulce (del 13/01/2011 @ 09:59:13, in Eventi, linkato 1712 volte)
COMUNICATO STAMPA
Sì della Consulta, adesso la parola ai cittadini
La Corte Costituzionale ha ammesso due quesiti referendari proposti dai movimenti per l'acqua. A primavera gli uomini e le donne di questo paese decideranno su un bene essenziale. La vittoria dei “sì” porterà ad invertire la rotta sulla gestione dei servizi idrici e più in generale su tutti i beni comuni.
Attendiamo le motivazione della Consulta sulla mancata ammissione del terzo quesito, ma è già chiaro che questa decisione nulla toglie alla battaglia per la ripubblicizzazione dell'acqua e che rimane intatta la forte valenza politica dei referendum.
Il Comitato Promotore oggi più che mai esige un immediato provvedimento di moratoria sulle scadenze del Decreto Ronchi e sull'abrogazione degli AATO, un necessario atto di democrazia perché a decidere sull'acqua siano davvero gli italiani.
Il Comitato Promotore attiverà tutti i contatti istituzionali necessari per chiedere che la data del voto referendario coincida con quella delle elezioni amministrative della prossima primavera.
Da oggi inizia l'ultima tappa, siamo sicuri che le migliori energie di questo paese non si tireranno indietro.
ACQUA PUBBLICA LA CORTE RIAPRE AL PUBBLICO, IN TUTTI I SETTORI
Ugo Mattei
Il deposito delle sentenze della Corte Costituzionale relative ai referendum sull'acqua non può che essere accolto con soddisfazione perché fa chiarezza su diversi punti. In effetti la bontà dell'impianto abrogativo che avevamo immaginato risulta confermata in termini non equivoci sia per quanto riguarda i referendum ammessi che quelli non ammessi. Dal primo punto di vista, particolarmente importante risulta la motivazione con cui la Corte ci consente di perseguire l'abrogazione dell'intero impianto del Decreto Ronchi. Se vincerà il «sì» non soltanto il servizio idrico integrato ma anche i trasporti pubblici locali, i servizi di raccolta e disposizione dei rifiuti e diversi altri servizi locali potranno essere organizzati con un'ampia varietà di strumenti pubblicistici o a vocazione pubblicistica. L'odioso obbligo di vendita a società per azioni motivate dal profitto potrà essere sconfitto; si apriranno spazi nuovi per una gestione finalmente democratica e partecipata di quanto appartiene a tutti. Tutto ciò in pienissima armonia con il diritto europeo. La motivazione depositata smaschera inequivocabilmente il misto di ignoranza ed arroganza delle posizioni proclamate a gran voce da Ronchi e Tremonti (imbarazzano entrambe, ma soprattutto che il primo, titolare allora del dicastero degli affari Comunitari, fosse così sprovveduto di nozioni base di diritto europeo) e di quelle con cui l'Italia dei valori si era sfilata dalla battaglia comune, sostenendo fino all'ultimo la stessa tesi del governo. La battaglia sull'acqua si arricchisce così di nuovi alleati e la nozione di beni comuni, che la Corte discute per la prima volta nella sua storia, si arricchisce subito di nuove importantissime attività collettive. Anche trasporti e rifiuti, che già sono oggetto di importanti battaglie civili contro la privatizzazione, vanno gestiti in logica ecologica, partecipata e di lungo periodo.
La Corte inoltre, ammettendo il terzo quesito (abrogazione della remunerazione del capitale) ne riconosce l'importanza sostanziale (ossia la sufficienza al suo scopo) e la non ambiguità. Togliere la remunerazione del capitale dalle bollette significa a tutti gli effetti escludere il profitto dalle motivazioni accettabili nella gestione del bene comune per antonomasia, ossia l'acqua. Ciò dovrebbe scoraggiare i gruppi di interesse privati a fare dell'acqua un business.
Interessanti sono pure le motivazioni dei referendum non ammessi. È proprio qui che si rinviene un passaggio cruciale. Avevamo infatti deciso di presentare il secondo quesito (non senza un'approfondita discussione fra noi estensori) per prudenza, temendo che l'abrogazione del 23 bis (primo quesito) potesse portare alla ed. riviviscenza dell'art. 150 del Codice dell'Ambiente, che
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