Di seguito gli articoli e le fotografie che contengono le parole richieste.
Ultimamente sto trascurando abbastanza il blog, e non dovrei, visto che mi sono preso quest'impegno, ma tra lavoro, università, proloco e tutto il resto fatico a trovare il tempo per leggere la posta... figuriamoci scrivere qualcosa.
Per fortuna che c'è Marta che ci scrive da lontano, buona lettura!
Achabua- Chalna bazar , domenica 29/4/2007
Sono le 7,20 ora locale del 24 aprile quando atterro a Dacca per la seconda volta nella mia vita.
Dopo venti giorni passati a casa in Italia, visto scaduto in Bangladesh equivale a rimpatrio e non a rinnovo del suddetto, riprende la mia avventura bengalese.
Uscita dall’ aereo vado immediatamente in bagno, vengo colpita inaspettatamente dai rumori della strada che entrano da una piccola finestra: urla, clacson di auto pulman e camion, lo sferagliare di mezzi do ogni tipo che procedono aldilà di qualsiasi legge meccanica e dell’ usura.
“...
bangladesh!” penso. E di colpo mi assale l’emozione e anche il timore di tornare in questo paese orientale che per questo anno sarà “casa”.
All’ ufficio immigrazioni assaporo il particolare atteggiamento riservato dai bengalesi agli occidentali, misto di riverenza, gentilezza e ostentata efficenza/inflessibilità: un poliziotto fa spostare una lunga fila di uomini bengalesi per far passare prima al controllo 4 donne “bianche”(compresa io). In modo tale che in pochi minuti vengo catapultata fuori, tra la ressa dei parenti e amici urlanti venuti ad attendere i nuovi arrivati, stipati contro i cancelli perchè a loro è vietato l’ingresso all’ aereoporto per ragioni di sicurezza.
Il calore della gente non e’ l’unico, infatti il clima sub tropicale si fa sentire nella sua estate torrida e umida, il cielo e’ velato di foschia e in un attimo sono madida di sudore.
Il tasso di umidita’ allarmante e’ lo spiacevole compagno che non ti abbandona mai; di giorno ti stordisce e di notte ti impedisce di dormire, e i ventilatori presenti ovunque in case e uffici risultano piuttosto inefficaci a sconfiggere il caldo.
Fortunatamente individuo subito Gilbert che e’ venuto ad attendermi, saliamo su un taxi e attraversiamo Dhacca diretti alla stazione degli autobus, dove prenderemo il pulman per Khulna.
Mancano ancora sette ore di bus e trenta minuti di barca prima di arrivare a destinazione.
Fatico a tenere una soddisfacente conversazione in inglese con Gilbert , perche’ sono stordita dal viaggio e soprattutto dalla terrificante guida del nostro autista.
Caratterizza infatti la maggir parte degli autisti bengalesi una guida “sportiva ”e nervosa, fatta di continue accelerate e inchiodate. D’altronde mi chiedo come sia possibile guidare su queste strade super affollate dove non esistono troppe regole se non la prepotenza del piu’ grande, con l’aggravante dell’attraversamento pedonale selvaggio: infatti la gente non attende che il traffico rallenti e attraversa la strada di corsa rischiando la vita.
Spesso a bordo strada ci sono dei mendicanti di ogni eta, essi attendono che il traffico si fermi e poi si incollano letteralmente ai finestrini delle auto chiedendo l’elemosina, le madri sporgono i bambini, i
malati sventolano le ricette mediche e gli storpi non esitano a mettersi in mostra pur di ottenere qualcosa.
Notando un’occidentale all’interno la nostra macchina viene presa d’assalto ad ogni stop, mi maledico per aver lasciato i soldi nella valigia senza mettermi in tasca gli spiccioli, e non posso far altro che sperare che il viaggio finisca presto perche’ restare impassibili davanti a certe scene e’ veramente impossibile.
Finalmente arriviamo e salgo sul pulman, mi colpisce come sempre l’odore della gente, pungente e dolciastro, tipico di chi mastica la “foglia di pam”, usanza diffusissima paragonata al vizio del fumo.*
La mia vicina di posto mi chiede come mi chiamo, da dove vengo e soprattutto se sono sposata e dove e’ mio marito, le classiche domande di conoscenza che ho imparato a capire e rispondere in bengalese.
Anche chi ti ferma per strada chiede se sei sposato, infatti l’essere single in questa cultura non esiste, ed il nubilato e’ riservato a chi e’ disabile e povero.
Inoltre una donna a 24 anni e’ gia’ sposata almeno da 4 anni! Insomma per questo paese esco decisamente dagli schemi.
Partiamo, inizialmente siamo ancora imbottigliati nel traffico di van, rishio, camion e pulman fatiscenti, ma dopo poco ci inoltriamo nella periferia.
Gli alti palazzoni del centro, precocemente corrosi dalle piogge acide e dall’umidita, si alternano ora a baracche di latta.
Dacca e’ una citta’ in continua espansione , ovunque si vedono case in costruzione con impalcatura in bambu sbilenca e decisamente precaria, dove lavorano dei muratori funamboli.
I miei occhi colgono cose diverse dalla prima volta che ho attraversato questa citta’ e poi la campagna che sembra un’ unica immensa risaia.
La prima volta avevo visto solamente il caos, la folla rumorosa e il traffico disordinato, tanto da rimanerne disorientata e quasi spaventata; ora riesco a cogliere un certo ordine in tutto cio’ e mi colpisce soprattutto la sensazione di fermezza della compagna profusione della tranquillità e lentezza dei suoi abitanti.
Probabilmente mi sto abituando alla proverbiale folla bengalese ( il Bangladesh e’ il paese con la piu’ alta densita’ di popolazione al mondo,843 ab per km2), la sensazione di essere sempre in compagnia di qualcuno sconosciuto o conosciuto che sia, l’impossibilita’ di trovare un attimo di solitudine e di fare una passeggiata da sola.
Sono seduta sull’ autobus e mi chiedo che cosa ci faccio qui e perche’ dentro di me da sempre coltivo il sogno di essere in “missione”.
Le risposte sono profonde e nascoste dentro di me cosi’ la stanchezza vince e mi addormento. Spero pero’ di riuscire un poco a capire il ritmo e in parte l’essenza di questo paese che sento cosi’ lontano per mentalita’ e geografia.
Quando Gilbert mi sveglia siamo gia’ a Khulna ormai vicino alla missione.
Mi godo il viaggio in barca, con il vento che mi sbatte sulla faccia e mi obbliga a socchiudere gli occhi. Navigare sul Gange e’ un emozione grande e farlo al tramonto e’ impareggiabile.
Oltrepasso i cancelli della missione in sordina, senza i bambini, la musica e le ghirlande di fiori che attendevano gli altri viaggiatori e me la scorsa volta.
Mi piace arrivare cosi’ come se fossi semplicemente uscita qualche ora prima per andare a lavorare come faccio di solito.
Rubo qualche scena di normale vita di missione all’imbrunire, poi butto giu’ la malinconia di casa mia...qualcuno infatti mi ha notato e mi viene incontro per salutarmi.
* la foglia di pam si mastica con calce, spezie e noci; lenisce la fame ma corrode denti e gengive colorando di rosso labbra e bocca. Le donne in Bangladesh non fumano sigarette come gli uomini ma sia uomini che donne soprattutto i poveri masticano questa foglia.
Ciao a tutti!
circa due settimane fa ho incontrato Ilaria, che avete già anche visto commentare sul blog, e mi ha fatto scoprire una nuova associazione piaschese di cui non sapevo l'esistenza: l'A.CU.MA.R.
ho letto il volantino e ho pensato che forse, come me, altri non conoscono ancora quest'associazione, allora vi sintetizzo un po' qui di seguito chi sono, cosa fanno, come si possono contattare e anche come possiamo dare una mano...
A.CU.MA.R. onlus
ASSOCIAZIONE CUNEESE malati REUMATICIChi Siamo?
L'A.CU.MA.R. onlus è l'Associazione Cuneese
malati Reumatici apartitica che persegue come fine istituzionale primario la difesa dei diritti dei
malati reumatici.
Che cosa sono le malattie reumatiche?
Sono un grande gruppo di malattie che:
- Interessano soprattutto le articolazioni, ma talvolta anche altri organi, come il cuore, il cervello, il rene, la pelle, gli occhi, ecc.
- Possono diventare CRONICHE.
- Hanno spesso un'origine sconosciuta.
- Possono manifestarsi a qualunque età.
- Sono molto più diffuse di quantoo si pensi comunemente.
Si distinguono in due grandi gruppi:
- Quelle DEGENERATIVE, causate da un deterioramento (invecchiamento) delle articolazioni, come l'ARTROSI.
- Quelle INFIAMMATORIE, causate da una infiammazione delle articolazioni (ARTRITI) o di vari organi (CONNETTIVITI, VASCULITI).
Le malattie reumatiche, soprattutto se non curate, possono provocare INVALIDITA' (rappresentano la PRIMA causa di invalidità permanente nella popolazione).
Da ciò derivano:
- Problemi economici: costi sanitari, pensioni di invalidità, astensioni dal lavoro, ecc.
- Problemi sociali: assistenza al malato, adeguamento degli ambienti (casa, lavoro ecc.), supporto psicologico a chi è affetto da malattia cronica e ai suoi familiari.
PERCHE' L'A.CU.MA.R.?
- Per sensibilizzare le autorità competenti e la popolazione al vasto problema delle malattie reumatiche.
- Per organizzare momenti di informazione e di incontro tra malati reumatici e gli operatori sanitari del settore.
- Per creare un punto di ascolto per chi soffre per una malattia reumatica e per i suoi familiari.
- Per promuovere iniziative volte al sostegno della ricerca scientifica sulle malattie reumatiche e alla necessità di cura e assistenza dei malati.
L'associazione A.CU.MA.R. onlus è un'organizzazione non lucrativa di utilità sociale, che si può sostenere con:
- BONIFICO BANCARIO:
IBAN IT 87 S 06906 10200 000000014205 UBI BRE BANCA Agenzia P.zza Europa, 1 - CUNEO
- ASSEGNO N.T. intestato a A.CU.MA.R. ONLUS
- DESTINANDO IL 5 x MILLE della dichiarazione dei redditi indicando il n. di Codice Fiscale: 96037340047
Le donazioni sono fiscalmente deducibili.
CONTATTI:
A.CU.MA.R. o.n.l.u.s.Sede Legale:Corso Francia n. 10 - 12100 CUNEOUffici Operatìvi:Via M. del Pozzo n. 40 - 12026 PIASCOCell. 348 45.19.636Per maggiori informazioni potete contattare Ilaria per mail: ilariaepiero@libero.it
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